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Savignano Sul Panaro

Savignano sul Panaro vanta origini antichissime.
Una delle prime memorie che si incontrano di Savignano è quella di un placito, il famoso “Placito Curte Saviniano; ubi Domnus Hludovicus Imperator preerat” che tenne nell’898 l’imperatore Lodovico II.
Ciò avvenne quando il Castello ed il Contado annesso erano compresi nell’ambito della giurisdizione del Vescovo di Modena, al quale si peti il Re d’Italia Pipino, figlio di Carlo Magno, nel secolo VIII.
Il suddetto Vescovo di Modena Ingone nel 1022 diede la Corte di Savignano e il Castello in enfiteusi al Marchese Bonifacio di Toscana e quindi alla figlia Matilde.
Dopo la morte di quest’ultima avvenuta l’anno 1115 Savignano passò sotto il potere del Vescovo di Modena Dodone che affidò la cura di quel Castello per due anni a Grimaldo da Frignano affinché a nome della Chiesa di Modena lo custodisse, cedendogli la terza parte di tutte le entrate e di tutti i diritti che egli aveva, promettendo di pagargli entro il termine di quei due anni dodici lire Lucchesi per le spese necessarie alla difesa del castello.

 

Savignano Sul Panaro

 

Nel 1143 però tutto passò sotto il comune di Bologna e non a caso, anche l’antichissima Casata de Pepoli, gloria petroniana, vanta le sue origini in Savignano. Nel frattempo, si era venuto a formare nel castello un nobile e potente casato che da Savignano traeva il nome.
Di questo casato ricordiamo in particolare Bonaventura, avvocato della Chiesa, e Ugolino da Savignano che fu scelto podestà tanto in Parma nel 1263 che in Perugia nel 1264. Dopo che la rocca era stata data in feudo per qualche tempo a Grimaldo da Frignano e più tardi a Guido di Ardizzone da Savignano, finì sotto il diretto dominio del comune di Modena per quasi un secolo, finché nel 1299 i bolognesi se ne impossessarono con le armi.
Almeno fin dal 1360 la rocca era in potere degli Estensi, tanto che il 26 luglio dello stesso anno il Marchese Aldobrandino d’Este nominò un certo Jacopo, soprannominato Brua a custodire quel Castello, dimenticando volutamente i da Savignano, più portati ad appoggiare i bolognesi.
Qualche anno più tardi, nel 1408 il Marchese Niccolò III d’Este ne fece dono a Uguccione de contrari, e nei discendenti di esso rimase fino all’estinzione della famiglia, dopo la quale ne fu infedauta la Famiglia Bomcompagni.
Frattanto la casata da Savignano si estinse con le ultime due figure femminili, Domina Viridis e Jacoba, ritiratesi poi a Castel Trivellino nei pressi di Campogalliano.
Insieme a Vignola anche Savignano passò nel 1577 ai Bomcompagni, per l’acquisto di Jacopo figlio naturale di Gregorio III, ai quali fu tolto diverse volte e sempre durante occasioni belliche, soprattutto nella celebre guerra per il possesso del Ducato di Castro del 1643-1645 fra i Barberini e i Farnese.
Savignano rimase sotto il dominio dei Bomcompagni fino al 1796, anno in cui entrò a far parte del Regno Italico di Napoleone Bonaparte.
Grazie ai preziosi ritrovamenti archeologici del secolo scorso, possiamo tranquillamente affermare che questa terra ha origini assai remote. I reperti trovati negli insediamenti e nelle necropoli testimoniano una forte presenza etrusca in questa zona. I rinvenimenti più recenti da riferirsi all’età del ferro sono quello di Pesano, risalente al 1976, quello del podere Fallona del 1983 e quello del Rio d’Orzo del settembre 1989. Tombe ricche di stoviglie e di oggetti di ogni tipo, come fibule, rasoi, spuntoni, fileti per cavalli, oggetti taglienti, cilindrici a due capocchie, pavimenti di mosaico e marmi furono ritrovati ripetutamente nell’area di Savignano, in particolare nelle località di Mombrina, Doccia, Moscardina e Pasano.

Il Comune di Savignano sul Panaro ha una superficie di 25,38 Kmq e una popolazione di circa 8.000 abitanti. Il capoluogo è situato a 102 metri di altezza e il borgo medioevale a quasi 100 metri più in alto in posizione dominante. Il territorio, che appartiene al comune di Modena, è posto tra collina e alta pianura, sul limite orientale della conoide di deiezione del fiume Panaro.

La natura del suolo argilloso e marmoso dà origine ad uno dei fenomeni più vistosi di tutto l’Appennino settentrionale, quello dei calanchi, pendii brulli che si presentano erosi in modo caratteristico, del tutto privi di vegetazione; a Savignano sono presenti nelle località di Spazzavento e Mandria.

E’ zona a forte vocazione agricola: infatti molto sviluppati sono i frutteti (susini, albicocchi, ciliegi, peri, meli) e i vigneti dai quali si ricavano i seguenti vini: trebbiano, pinot, montuni, albana, lambrusco, grasparossa e barbera.

Notevole impulso ha avuto negli ultimi anni la piccola industria e l’artigianato, così importante è anche la presenza del settore terziario.

Cenni storici

Savignano si presenta oggi con la struttura ed i segni determinati dalle vicissitudini politiche e sociali via via susseguitesi nel tempo.
Alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente le scorribande barbariche hanno cancellato gli insediamenti dal nostro territorio.

855 Savignano si propone come Corte, istituzione Longobarda, ripresa dai Franchi, succeduti come predominio, come si rileva in un placito dell’Imperatore Ludovico II°

1026 Si ha menzione, del castello come tale, per la prima volta

1033 Savignano viene affidata come enfiteusi al Marchese Bonifacio di Toscana e successivamente alla di lui figlia Contessa Matilde di Canossa

1115 Muore la Contessa. Savignano conosce vicende alterne. Conteso tra modenesi e bolognesi ha più volte subito occupazione e distruzione.
E’ sempre risorto, nonostante la precarietà dei tempi, a volte stimolata, se non provocata, dalla potente famiglia dei Da Savignano o Savignani, signori del castello.

1409 La Signoria dei Contrari assume il governo locale, avvenimento festeggiato ogni anno la terza domenica di settembre

1577 Estinta la famiglia dei Contrari, inizia il dominio dei Boncompagni

1796 La ventata napoleonica cancella l’antica distrettuazione

1815 Con la restaurazione post napoleonica Savignano conosce ulteriori travagli

1861 Entra di diritto tra i comuni del Regno d’Italia.
Nel medioevo ha avuto rilevanza politica di alto livello come capoluogo di podesteria dal quale dipendevano Monteombraro, Monteorsello e Montecorone, Residenza di Tribunale di prima istanza, era amministrato da un Podestà.

L’attuale struttura è la risultante di trasformazioni intervenute nei secoli dal X al XVI. L’antico nucleo abitativo, posto sulla sommità del colle, fu cinto di mura merlate e vigilato da ben cinque torri per far fronte alla minaccia dell’invasione degli Ungheri.

Di poi si provvide a cingere di mura e ad erigere di torri a protezione dell’abitato.

Opere di restauro continuative in atto consentono a tutt’oggi di preservare questo bel borgo.

Parco Regionale Sassi di Roccamalatina


Nelle immediate vicinanze di Savignano si trovano due tra i più interessanti Parchi Regionali dell’Emilia Romagna: il Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina ed il Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio; il Comune di Savignano fa parte del Consorzio di gestione del Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina dal 1993 e dal 1999 anche del Consorzio di gestione del Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio.

Parco Naturale Abbazia di Monteveglio